17 Gennaio 2018

I consigli del Professor Domenico Bergero DVM, dipl. ECVCN.
La Sindrome Metabolica è la patologia nutrizionale dei nostri giorni, descritta in molte specie, dagli animali all’ uomo, è causata per la prima volta da un eccesso di nutrienti protratto nel tempo e non da carenze. Nell’uomo si manifesta una condizione clinica dove coesistono dei fattori predisponenti, tra cui il più evidente è l’obesità, che aprono la strada a malattie cardiovascolari, diabete, gotta.
Nel cavallo EMS è stata descritta solo nel 2010, come condizione caratterizzata da obesità in particolare, con elevato body condition score e dalla presenza di depositi di grasso in specifiche regioni corporee ( la presenza di adiposità localizzata al collo,in inglese cresty neck) è un indice importante, da resistenza all’insulina (bassa sensibilità cellulare all’azione dell’insulina) e da predisposizione a laminite o da laminite conclamata. In precedenza, veniva spesso confusa con altre disfunzioni ormonali tra cui PPID (Disfunzione della parte intermedia dell’ipofisi) da cui oggi si può distinguere con un esame specifico ( dosaggio ACTH).
Alcuni dati relativi a questa condizione sono particolarmente allarmanti per i proprietari di cavalli: la percentuale di cavalli obesi nelle nostre scuderie varia tra il 19 ed il 40%, e tra questi il 22/29% presenta un alterato tasso di insulina. Inoltre, se si considerano le laminiti da squilibri metabolici ed ormonali, esse rappresentano circa l’89% del totale, e di queste il 66% sono certamente attribuibili a sindrome metabolica.
I cavalli affetti da questa sindrome hanno solitamente età compresa tra i 5 ed i 15 anni (quelli colpiti da PPID sono generalmente più anziani), e sono sovente pony, ma la lista delle razze a rischio è lunga e comprende, ahimè, la maggior parte dei cavalli scuderizzati.
Se ad un cavallo viene diagnosticata questa sindrome, oltre alla terapia medica che andrà a tutelare il cavallo anche rispetto alla laminite, si dovranno prendere in considerazione alcuni interventi gestionali a medio e lungo termine, in grado di far perdere progressivamente peso al cavallo ed ridurre la resistenza all’insulina. Per questo scopo si è evidenziato come la sola privazione del cibo non è la carta vincente, se possibile, è molto utile attuare un piano di lavoro leggero ma costante (all’inizio basteranno 20 minuti di passo al giorno) mentre dal punto di vista alimentare si diminuiranno oppure si eviteranno i cereali (alimenti ad alto “indice glicemico”, soprattutto se fioccati) in favore di alimenti ricchi di fibre digeribili e dotati di giuste quantità di grassi. Corretti apporti vitaminici e minerali sono a loro volta molto utili per cercare di riattivare i corretti processi metabolici.
I successi nella gestione di questi soggetti ci possono essere solo se l’applicazione dei protocolli di lavoro e dietetici saranno molto precisi, scrupolosi e protratti nel tempo.
Approfondimenti:
R. Morgan, J. Keen, C. McGowan (2015), Equine metabolic syndrome. Veterinary Record; 177(7): 173–179.
Rebecca A. Carter, Jill McCutcheon, Emanuela Valle, Elaine N. Meilahn, Raymond J. Geor (2010), Effects of exercise training on adiposity, insulin sensitivity, and plasma hormone and lipid concentrations in overweight or obese, insulin-resistant horses. American Journal of Veterinary Research, 71 (3), 314-321.

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Category: News