20 Aprile 2019
I consigli del Professor Domenico Bergero DVM, dipl. ECVCN.
Se un proprietario si chiede se il suo cavallo è felice, spesso si dà una risposta positiva. Ma su quali basi?
Un buon modo per capire se un cavallo è in uno stato di benessere è ad esempio interrogarsi se gli sono garantite le celeberrime 5 libertà:
1. dalla fame e dalla sete
2. dal disagio
3. dal dolore, da stimoli dannosi e da malattie
4. di espressione del normale comportamento
5. dalla paura e da fattori stressantiSe per le libertà più in alto un giudizio obiettivo è relativamente semplice – ma molti cavalli soffrono ad esempio di carenze specifiche, al di là del fatto che la loro dieta sia sufficientemente ricca di energia – per gli aspetti più sottili il giudizio è spesso difficile.
In un recente studio australiano, è stato chiesto ai proprietari se il loro cavallo fosse in uno stato di benessere, e le risposte positive sono state oltre il 90%. Tuttavia, analizzando meglio su quali fattori questo giudizio era stato espresso, si scoprono interessanti particolari: un fattore di benessere è stato giustamente ritenuto la permanenza in paddock, ma in molti casi gli appezzamenti usati non permettevano necessariamente il movimento spontaneo al trotto e al galoppo.
Ancora più interessante è il fatto che nel giudicare accettabili le interazioni sociali, molti proprietari oltre ai contatti con altri cavalli citavano come prova di benessere, per il proprio, di “essere parte della famiglia”, di “ricevere frutta e giocare con l’uomo” o di essere spesso insieme al proprietario. Le interazioni con l’uomo erano sempre interpretate come positive per il benessere del cavallo. Ma l’esperienza ci dice che non è sempre così. Ancora, tra i suggerimenti per migliorare il benessere del cavallo, veniva proposto l’aumento del lavoro del cavallo stesso, mentre non veniva citata una migliore formazione del proprietario. Tutti questi sono aspetti di un atteggiamento, l’antropocentrismo, che porta a pensare che il cavallo sta bene quando il proprietario è soddisfatto, o quando l’interazione è soddisfacente. Purtroppo, questo atteggiamento, che crea anche nelle nostre scuderie non pochi problemi, è assai diffuso (se io ho freddo, il mio cavallo ha freddo….) e difficile da combattere. Un buon consiglio è quello di sforzarsi di interpretare il comportamento del cavallo senza filtri, in particolare cogliere i segni di disagio prima che diventino problemi. Poi, prevedere una formazione di base sul tema del comportamento e “linguaggio” del cavallo, anche da parte delle sedi istituzionali, sarebbe molto utile.
Per saperne di più:
Kirrilly Thompson, Larissa Clarkson: How owners determine if the social and behavioral needs of their horses are being met: Findings from an Australian online survey. Journal of Veterinary Behavior, Volume 29, January–February 2019, Pages 128-133
Se un proprietario si chiede se il suo cavallo è felice, spesso si dà una risposta positiva. Ma su quali basi?
Un buon modo per capire se un cavallo è in uno stato di benessere è ad esempio interrogarsi se gli sono garantite le celeberrime 5 libertà:
1. dalla fame e dalla sete
2. dal disagio
3. dal dolore, da stimoli dannosi e da malattie
4. di espressione del normale comportamento
5. dalla paura e da fattori stressantiSe per le libertà più in alto un giudizio obiettivo è relativamente semplice – ma molti cavalli soffrono ad esempio di carenze specifiche, al di là del fatto che la loro dieta sia sufficientemente ricca di energia – per gli aspetti più sottili il giudizio è spesso difficile.
In un recente studio australiano, è stato chiesto ai proprietari se il loro cavallo fosse in uno stato di benessere, e le risposte positive sono state oltre il 90%. Tuttavia, analizzando meglio su quali fattori questo giudizio era stato espresso, si scoprono interessanti particolari: un fattore di benessere è stato giustamente ritenuto la permanenza in paddock, ma in molti casi gli appezzamenti usati non permettevano necessariamente il movimento spontaneo al trotto e al galoppo.
Ancora più interessante è il fatto che nel giudicare accettabili le interazioni sociali, molti proprietari oltre ai contatti con altri cavalli citavano come prova di benessere, per il proprio, di “essere parte della famiglia”, di “ricevere frutta e giocare con l’uomo” o di essere spesso insieme al proprietario. Le interazioni con l’uomo erano sempre interpretate come positive per il benessere del cavallo. Ma l’esperienza ci dice che non è sempre così. Ancora, tra i suggerimenti per migliorare il benessere del cavallo, veniva proposto l’aumento del lavoro del cavallo stesso, mentre non veniva citata una migliore formazione del proprietario. Tutti questi sono aspetti di un atteggiamento, l’antropocentrismo, che porta a pensare che il cavallo sta bene quando il proprietario è soddisfatto, o quando l’interazione è soddisfacente. Purtroppo, questo atteggiamento, che crea anche nelle nostre scuderie non pochi problemi, è assai diffuso (se io ho freddo, il mio cavallo ha freddo….) e difficile da combattere. Un buon consiglio è quello di sforzarsi di interpretare il comportamento del cavallo senza filtri, in particolare cogliere i segni di disagio prima che diventino problemi. Poi, prevedere una formazione di base sul tema del comportamento e “linguaggio” del cavallo, anche da parte delle sedi istituzionali, sarebbe molto utile.
Per saperne di più:
Kirrilly Thompson, Larissa Clarkson: How owners determine if the social and behavioral needs of their horses are being met: Findings from an Australian online survey. Journal of Veterinary Behavior, Volume 29, January–February 2019, Pages 128-133
Category: News