20 Febbraio 2019
I consigli del Professor Domenico Bergero DVM, dipl. ECVCN.
Un modello di alimentazione più rilassata ci viene sempre più proposto come esempio di comportamento che aumenta il benessere e previene molti malanni legati allo stress. Vale lo stesso per i nostri cavalli?
La vita di scuderia è molto diversa da quella che i cavalli conducono in libertà. E’ tuttavia vero che i cavalli delle nostre scuderie sono forse meglio adattati al loro modo di vita che a quello dei mustang, tanto che se si decide per una gestione in grandi paddok e in gruppo, vanno riadattati. Alcuni aspetti della loro gestione sono però non negoziabili, anche nel caso dei migliori soggetti da competizione. Uno è quello relativo ai tempi di alimentazione.
I cavalli rinselvatichiti, infatti, passano al pascolo un tempo molto lungo, sempre superiore alle 10 ore al giorno, e fino a 16 e più. In scuderia, un cavallo impiega mediamente 10 minuti per ingerire un kg di concentrati e 40 minuti per un kg di fieno. Ne deriva che una “classica” razione giornaliera di 6 kg di fieno e 2 kg di concentrato viene ingerita in 4 ore e 20 minuti. Un gap importante rispetto alle 10 e più ore al prato, ed infatti un accesso limitato al pascolo è notoriamente una delle cause di insorgenza di ulcere gastriche e di disturbi del comportamento quali le stereotipie (ticchio d’appoggio, ballo dell’orso e così via). Per evitare problemi, sono spesso proposti razionamenti molto spezzettati (6 pasti giornalieri sono meglio di due, ad esempio) ma anche sistemi per obbligare il cavallo a tempi di consumo maggiori sono oggi molto in voga. Si va in questo caso dalle classiche reti per il fieno a vasconi l’accesso ai quali è rallentato da griglie. Per queste attrezzature il termine inglese è, per l’appunto, “slow feeder”.
In un recente studio, le reti appese al muro sono state in qualche modo “bocciate” perché hanno indotto un aumento dei comportamenti di frustrazione (sono certo che molti di noi hanno visto cavalli strappare rabbiosamente piccoli bocconi di fieno dalle reti…..), mentre gli slow feeders hanno ridotto le stereotipie e migliorato il comportamento verso gli umani. Devo aggiungere che, nel caso dei fieni, l’uso delle reti tende a sbriciolare le parti fogliari delle erbe essiccate, che sono quelle più ricche di nutrienti. Quindi, l’uso delle reti diminuisce, nella pratica, il valore nutritivo dei fieni poiché le briciole di foglie cadute a terra molto raramente vengono poi recuperate dai cavalli.
Dunque, la pratica dello slow food è utile anche per i cavalli, purché attrezzature e foraggi siano scelti con cura.dai un occhio ai nostri prodotti 👇🏼
https:// www.mangimificiopalazzetto. it/prodotti/Per saperne di più:
C. Rochais, S. Henry, M. Hausberger: “Hay-bags” and “Slow feeders”: Testing their impact on horse behaviour and welfare. Applied Animal Behaviour Science, Volume 198, January 2018, Pages 52-59.
Un modello di alimentazione più rilassata ci viene sempre più proposto come esempio di comportamento che aumenta il benessere e previene molti malanni legati allo stress. Vale lo stesso per i nostri cavalli?
La vita di scuderia è molto diversa da quella che i cavalli conducono in libertà. E’ tuttavia vero che i cavalli delle nostre scuderie sono forse meglio adattati al loro modo di vita che a quello dei mustang, tanto che se si decide per una gestione in grandi paddok e in gruppo, vanno riadattati. Alcuni aspetti della loro gestione sono però non negoziabili, anche nel caso dei migliori soggetti da competizione. Uno è quello relativo ai tempi di alimentazione.
I cavalli rinselvatichiti, infatti, passano al pascolo un tempo molto lungo, sempre superiore alle 10 ore al giorno, e fino a 16 e più. In scuderia, un cavallo impiega mediamente 10 minuti per ingerire un kg di concentrati e 40 minuti per un kg di fieno. Ne deriva che una “classica” razione giornaliera di 6 kg di fieno e 2 kg di concentrato viene ingerita in 4 ore e 20 minuti. Un gap importante rispetto alle 10 e più ore al prato, ed infatti un accesso limitato al pascolo è notoriamente una delle cause di insorgenza di ulcere gastriche e di disturbi del comportamento quali le stereotipie (ticchio d’appoggio, ballo dell’orso e così via). Per evitare problemi, sono spesso proposti razionamenti molto spezzettati (6 pasti giornalieri sono meglio di due, ad esempio) ma anche sistemi per obbligare il cavallo a tempi di consumo maggiori sono oggi molto in voga. Si va in questo caso dalle classiche reti per il fieno a vasconi l’accesso ai quali è rallentato da griglie. Per queste attrezzature il termine inglese è, per l’appunto, “slow feeder”.
In un recente studio, le reti appese al muro sono state in qualche modo “bocciate” perché hanno indotto un aumento dei comportamenti di frustrazione (sono certo che molti di noi hanno visto cavalli strappare rabbiosamente piccoli bocconi di fieno dalle reti…..), mentre gli slow feeders hanno ridotto le stereotipie e migliorato il comportamento verso gli umani. Devo aggiungere che, nel caso dei fieni, l’uso delle reti tende a sbriciolare le parti fogliari delle erbe essiccate, che sono quelle più ricche di nutrienti. Quindi, l’uso delle reti diminuisce, nella pratica, il valore nutritivo dei fieni poiché le briciole di foglie cadute a terra molto raramente vengono poi recuperate dai cavalli.
Dunque, la pratica dello slow food è utile anche per i cavalli, purché attrezzature e foraggi siano scelti con cura.dai un occhio ai nostri prodotti 👇🏼
https://
C. Rochais, S. Henry, M. Hausberger: “Hay-bags” and “Slow feeders”: Testing their impact on horse behaviour and welfare. Applied Animal Behaviour Science, Volume 198, January 2018, Pages 52-59.
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